venerdì 25 maggio 2012

E se crolla il balcone?

I veronesi si sono svegliati ieri con una terribile minaccia che pendeva sulle loro ignare teste ...

I cartelloni nei chioschi dei giornalai riportavano a lettere cubitali la tragica notizia ...




Chi, come la sottoscritta, ha tentato di passare per via Cappello ieri mattina è stato accolto da transenne, operai che mettevano in sicurezza il palazzo, telecamere, giornalisti e i turisti che non capivano cosa stesse succedendo!

Morale della favola? Dopo qualche ora di chiusura il cancello della bella Giulietta ha riaperto e i turisti sono potuti tornare ad affollare il balcone, toccare la statua e deturpare il palazzo con amorose dediche!

Tanto rumore per nulla (?) avrebbe detto il nostro Bardo, ordinaria amministrazione nel paese dell'allarmismo ... soprattutto considerando che tutta la faccenda della casa, del balcone etc etc si basa su ipotesi, per non citare elegantemente le teorie di 'falso storico' avallate da alcuni ...

Eh già perchè va ricordato che l'originale vicenda degli 'amanti sventurati' più famosi del pianeta si svolgeva originariamente nella soleggiata Sicilia. Al Bardo Inglese il merito di averne trasportato le sorti  nella 'Bella Verona'. Lode a coloro che sono riusciti addirittura a ritrovarne i luoghi nella città scaligera e a farne dei veri e propri punti di interesse mondiale!

Sarcasmo accademico a parte, il Balcone di Giulietta rappresenta sicuramente uno dei richiami turistici fondamentali per Verona ma, da veronese, mi dispiace assistere all'emergere di questo 'monumento' sugli altri: Io, a tutti quelli che vengono a Verona, lo dico sempre e continuerò a dirlo: 'Il Balcone? Si vabbè ... c'è tanta altra bella roba da vedere ... quello lascialo ai giapponesi! (un saluto alla comunità giapponese!)'.

Non so se questo mio scetticismo nasce dall'università, dallo spassionato amore per Shakespeare, che mi dispiace veder strumentalizzato e distorto da una delle opere, a mio parere, meno riuscita e meno degna di lode, o dalle ultime letture che sto facendo.

Si perchè la mia Dolce Alice mi ha prestato un tomo dal titolo 'Shakespeare Chronicle' (L'ultimo libro di Shakespeare nella versione italiana) dove, in chiave thriller e 'giallesca', si riscoperchia l'annosa questione della paternità delle opere di W.S. La questione aleggia nell'ambiente accademico da anni e non mi sconvolge certo ... mi colpisce notare come sia uscita dall'ambito universitario e sia arrivata al 'grande pubblico' prima con 'opere cinematografiche' (non vogliatemene, non trovavo un sinonimo adeguato) al pari di "Anonimus" e ora con pubblicazione Newton Compton (di grande diffusione e prezzi popolari).

Io, convinta Shakespeariana, continuo a sostenere la paternità (forse più per un invaghimento semi adolescenziale e per la romantica idea che il genio possa nascondersi ovunque, anche nel povero figlio di un illetterato contadino inglese del '600).

In fondo ...  Quello che chiamiamo Rosa anche con un altro nome manterrebbe lo stesso profumo ...
e quello dei versi di Shakespeare è un profumo assolutamente irresistibile!

Luv
xoxo
S.

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